La biblioteca Oliveriana è un luogo magico pieno di libri, oggetti, frammenti di pietre, documenti. Rappresenta il cuore della cultura pesarese. Annibale degli Abbati Olivieri è il suo fondatore: donò alla città la sua collezione di volumi a stampa e manoscritti, pergamene e pezzi di archeologia; in questa confluì anche la collezione di Gianbattista Passeri.  Pesaro divenne meta di studiosi e viaggiatori – Giacomo Casanova,  il barone di Firmian,  i cardinali Nicola Antonelli  - e le idee circolanti nei maggiori cenacoli intellettuali dell’epoca si confrontavano anche a Pesaro.

L’Accademia degli Ansiosi insieme alla neonata Accademia Pesarese (1730) proponevano incontri su argomenti di ogni campo del sapere – dalla matematica all’archeologia, dalla botanica all’arte; la fusione con l’Accademia Ecclesiastica portò a dedicare ogni quarto venerdi del mese a temi religiosi: l’Accademia cominciò ad avere fama non solo a livello cittadino, ma anche provinciale.

L’Olivieri però insistette subito su un punto: era importante che l’Accademia si occupasse di temi legati alla storia patria , perché auspicava che le dissertazioni intellettuali vertessero su temi concreti e invitava i suoi amici studiosi a scrivere in merito a temi storici.

Evidentemente questo monito di crescita culturale ma anche civile non rimase inatteso.

Nella Oliveriana non sono soltanto  conservati i libri dei maggiori studiosi stampati dai primi tipografi presi in esame in questo percorso, ma anche la raccolta quasi completa del primo giornale pesarese “La Gazzetta di Pesaro”, pubblicata dal primo di questi, Niccolò Gavelli, nel 1700.

Per una vista a 360° di alcuni degli interni vi rimandiamo a questa pagina di Almaloci.